di Antonio Baglivo

 

In questo panorama variegato e sconfinato trova il suo spazio e si attesta il lavoro puntuale, coerente e meticoloso di artisti impropriamente definiti “editori”, che danno vita a piccole officine private, il più delle volte organizzate in casa, che si dedicano alla produzione di libriccini e plaquette  per lettori esigenti.

Le motivazioni primarie che animano queste realtà, per così dire anomale e anche in certi casi clandestine, vanno ricercate nell’urgenza avvertita da taluni di affrancarsi dalle regole, dalle logiche e dai filtri dell’editoria ufficiale.  Un’urgenza di autonomia finalizzata ad un libero agire in cui possano prendere corpo e trovare attenzione opere pensate, realizzate e veicolate in proprio nella massima libertà, estranee cioè ai meccanismi di circuitazione e di commercializzazione dell’industria ufficiale del libro. Quella stessa urgenza che, nella Londra dei primi anni del secolo scorso, Virginia Woolf e il marito Leonard, avvertirono come la necessità di costruirsi uno spazio creativo e operativo proprio, estraneo alle logiche editoriali dominanti: la casa editrice Hogarth Press, uno straordinario esempio di editoria privata fuori dagli schemi, non trasgressiva ma certamente di carattere,  senza vincoli né compromessi.  

Un’autonomia sia strategica che estetica, quindi, che per alcune edizioni contemporanee, presenti in questa mostra, si incentra in un’unica personalità che ne decide ogni aspetto, a partire dal formato del libro o della plaquette prodotta, alla scelta delle carte usate, all’impaginato, alla veste grafica, al numero di copie tirate e infine, ma non per ultimi, alla scelta dei contenuti sia iconici che letterari. Edizioni fatte in casa con piccole macchine tipografiche,  semplici tirabozze,  e pesanti torchi per la calcografia, o, come sempre più spesso accade, con l’ausilio di stampanti digitali e attrezzi di fortuna, usando per la moltiplicazione delle immagini oltre alle canoniche tecniche calcografiche, spesso la xilografia, ma anche i timbri e gli stencil, oltre a tutte le tecniche possibili per il disegno la pittura e il collage. Il più delle volte la tiratura  non supera le trenta copie o addirittura si esaurisce in una copia singola. 
Si tratta di librini o plaquette generalmente di poche pagine che raccolgono, facendoli convivere e dialogare,  un testo scritto, una poesia o un breve racconto e una o più immagini.  Niente di nuovo, sembrerebbe. In fondo, la coesistenza nelle pagine di un libro di testi sia iconici che verbali, laddove  un linguaggio è di supporto e di ausilio all’altro completandolo in modo illustrativo o didascalico, è una formula editoriale ben conosciuta e molto ben rappresentata da autorevoli precedenti. Si pensi alle illustrazioni di prestigiosi artisti del secolo scorso accostate ai testi di altrettanto prestigiosi poeti: Joan Mirò per le poesie di Paul  Eluard nel libro A toute épreuve, Ed. Gérard Cramier, Genéve 1958; Pablo Picasso per L’éscalier de flore di René Char per le edizioni Pab, Ales1958; o alle più famose illustrazioni di Salvador Dalì per capolavori della letteratura come il Don Chisciotte di Cervantes o, arretrando di oltre un  secolo, le universalmente conosciute illustrazioni di Gustave Dorè per La divina commedia di Dante Alighieri, solo per fare qualche esempio. Libri preziosi e costosi, indirizzati ad una cerchia ristretta di amatori e, per questo, oggetto di frenesie collezionistiche.  
In realtà, invece, questi “artisti editori/tipografi/grafici/rilegatori”, come ho già detto, non seguono le logiche del mercato ufficiale, non cercano un profitto immediato, usano i loro prodotti per aprirsi spazi di dialogo e di sinergia con altri artisti, poeti e scrittori che condividono le loro scelte. Pagine in comune dove potersi incontrare e coesistere facendo interagire due o più linguaggi diversi in un movimento sincrono ma anche difforme, armonico ma anche dissonante, che  esalti ognuna delle parti e allo stesso tempo realizzi quell’insieme concertante tanto caro a Matisse. A questo concorre l’estrema cura con cui vengono scelte e assemblate le varie componenti che danno forma e sostanza all’oggetto libro, a partire dai formati, dalla consistenza e dalla grana delle carte, in genere ma non sempre, fatte a mano da prestigiose cartiere, molto adatte a resistere alla pressione del torchio; alla cura con cui viene composto e stampato il testo, spesso con macchine tipografiche e con caratteri di piombo, fino alla legatura tassativamente fatta a mano. Nell’insieme un oggetto raffinato, un concentrato di sapienza artigiana, di poesia e di arte. Edizioni private, quindi, realizzate da un artista che risponde unicamente alle sue esigenze, nel quale la figura dell’editore, quella del tipografo, dell’incisore o del rilegatore coincidono e che solo in casi eccezionali presta i suoi saperi per realizzare opere di autori diversi da se stesso.

Molte sono in Italia le realtà editoriali che rispondono a queste caratteristiche, alcune delle quali rappresentate in questa mostra da una selezione di opere originali: Le Nuove Carte di Giordano Perelli, Ogopogo di Cosimo Budetta, Edizioni Dell’Ombra di Gaetano Bevilacqua, Edizioni Scarabocchio di Renato Sclaunich, Edizioni Lidia di Lidia Pucciarelli e Ibridilibri di Antonio Baglivo.    

Un diverso approccio all’idea di editoria privata è rappresentato da Terra del Fuoco di Carmine Lubrano, Offerta Speciale di Carla Bertola e Alberto Vitacchio e IXIDEM edizioni di Giancarlo Pavanello. Si tratta in sostanza di artisti-editori che, pur conservando una loro autonomia strategica e di pensiero, pur nella massima coerenza formale ed estetica, ospitano e danno spazio ad autori diversi da se stessi, mettendo a disposizione i propri saperi, realizzando per questi piccole pubblicazioni e, in certi casi, progettando specifiche collane editoriali. 
Un aspetto particolare e certamente interessante è la realizzazione da parte di alcuni di questi “Artisti Editori” di riviste di tendenza e di fanzine, un argomento che sicuramente in futuro non mancherò di trattare più approfonditamente. 

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